Famiglia TOSINI


TOSETTI, TOSI, TOSO, TOSONI, TOSATO

TOSINI, TOSETTI, TOSI, TOSO, TOSONI, TOSATO: dal latino “Tonsus”, “Tosato” (rasato, probabilmente per la consuetudine di tagliare molto corti i capelli dei ragazzi). Il primo Tosini registrato nei libri della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Pietro di Giuseppe di Caniparola coniugato il 28 marzo 1771, venuto ad abitare nel Molino di Soprano assieme al fratello Lorenzo. Lorenzo e Giuseppe fratelli da Fosdinovo, erano venuti ad abitare nel Molino di Soprano. Il 1º aveva moglie sposata in Fosdinovo, il 2º si era ammogliato in questa parrocchia il 24 aprile 1808 con Maria Chiara Petacco di Caniparola. La famiglia Tosini di Palvotrisia Questa famiglia compare a Castelnuovo ai primi del 1900 con Pietro Luigi, discendente da uno dei rami Tosini di Ortonovo, dove il padre Giuseppe abitava fin dalla metà del 1800 in località Mulinello, nei pressi del ponte di S. Rocco. Il tipo di economia prettamente agricola di allora induceva molti abitanti delle nostre campagne ad allevare un gran numero di animali da cortile e, privilegio di pochi, un maiale per utilizzarne la carne - soprattutto insaccati - a completamento di una dieta costituita in prevalenza da verdure e farinacei. Giuseppe, abile macellaio ambulante, era sempre pronto a soddisfare le richieste dei molti clienti sparsi in un ampio territorio. In occasione di una sua trasferta conosce una certa Irma di Marciano, abitante in quel tempo a Giucano di Fosdinovo, ed inizia con lei una lunga convivenza, essendo da tempo rimasto vedovo della moglie che nel 1888 gli aveva dato il suaccennato figlio Pietro Luigi. Questi prosegue l'attività paterna, aprendosi per altro a nuove esperienze commerciali (forse anche desideroso di allargare i propri confini di lavoro) dedicandosi alla vendita a domicilio dei più diversi generi alimentari. Il suo robusto calesse e l'obbediente cavallo lo portano a frequentare tutta la bassa Val di Magra, facendolo conoscere a un buon numero di clienti. In tempi successivi si dedica anche ad una attività artigianale che diventerà poi prevalente nella sua vita fino agli inizi del 1960: quella di “rabigliatore”, cioè di addetto a riassestare le macine di pietra dei molini, scalpellandone le scanalature consumate. Conosce ogni tipo di palmenti, da quelli “francesi” (i migliori) a quelli “anconetani”: il lavoro richiede una abilità da vero cesellatore che non fa difetto al nostro Pietro. Tale occasione lo apre anche alla vendita al dettaglio di farine di cereali che personalmente confeziona in sacchetti di varia pezzatura a seconda delle richieste della clientela, costituita prevalentemente da donne. Il nostro buon mugnaio è sempre atteso con piacere, e quando preannuncia l'arrivo col suono prolungato del suo “mugnone” (una specie di corno ricavato da una grossa conchiglia marina), i casolari sparsi d'intorno, e immersi nel silenzio della campagna, si animano all'improvviso. Qualche sposa poi si prepara a incontri … riservati, attirata dalla prestanza fisica del caro Pietro. Ma questi appuntamenti gli costano caro perché durante quelle evasioni d'amore alcuni giovani malandrini del luogo, qualche volta gli sottraggono dal calesse, parcheggiato nelle vicinanze, preziose confezioni di farina. Durante le sue numerose peregrinazioni conosce Maria Giuseppina Bacigalupi di S. Martino di Ortonovo, località dove, lungo il torrente Parmignola, essa conduceva con i propri genitori varie attività: un molino, un frantoio, ed un negozio di generi alimentari. Fra i due giovani nasce subito la simpatia e di lì a poco l'amore che li porterà al matrimonio, sostituito come era d'uso in quei tempi di ristrettezze economiche, con una romantica fuga. Nel 1913 nasce il figlio Bruno a cui segue nel 1915 la nascita della sorella Bruna. Partecipa alla Iº guerra mondiale guadagnando la croce di guerra e poi l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Si racconta un episodio che ha dell'incredibile e che merita essere riportato. Il nostro bravo soldato era addetto alle salmerie e di notte doveva portare i viveri ai commilitoni schierati in prima linea. Non fidandosi del percorso accidentato e assai contorto si attacca alla coda del buon mulo anche per essere aiutato nelle impervie salite. Il mulo però sbaglia strada e a poco a poco va a finire in mezzo alle linee austriache. Come usa fare in altre circostanze, Luigi non rivolge alcun saluto e si siede in un cantuccio, tenendosi ben avvolto nella capace mantella; d'altro canto i soldati austriaci non se ne danno cura, anzi provvedono a scaricare le 4 marmitte dal basto del mulo, cibandosi abbondantemente del loro contenuto. Terminato il gradito spuntino sentono il dovere di esprimere il loro ringraziamento, assicurando, sulle marmitte ricaricate sulla bestia, un bigliettino con la scritta “Buono, il rancio italiano!”, messaggio del quale Luigi si accorge soltanto dopo il rientro fra i propri commilitoni. A guerra finita nasceranno altri 3 figli: Graziano nel 1920, Annetta nel 1923 e Idiana nel 1927. Nel 1928 viene a mancare la moglie Maria Giuseppina alla giovane età di 42 anni. Nel frattempo, ed esattamente nel 1925, la famiglia Tosini si era trasferita a Palvotrisia all'innesto con la via Aurelia dove Pietro Luigi costruisce un molino a palmenti, dando una notevole spinta commerciale all'attività connessa. Essa assume un particolare sviluppo specialmente alla fine del IIº conflitto mondiale quando, con l'intraprendenza dei figli ormai diventati adulti, la molitura dei cereali si allarga alla numerosa clientela della fattoria di Marinella. Questa circostanza induce i Tosini ad apportare significative modifiche all'azienda, sia sotto il profilo amministrativo-commerciale, sia sotto quello tecnico. Infatti per ciascun cliente viene compilato un apposito registro di carico e scarico fra l'intero raccolto annuale depositato al molino e le varie quote di farine e derivati prelevate dai contadini nel corso dell'anno. Viene installato un silos della capacità di 1.000 quintali per stoccarvi il frumento da trasformare in farina per i vari panifici della zona, ivi trasportate con automezzi propri. Infine l'impianto viene dotato di molini a cilindri a 8 passaggi per produrre farina del tipo “0-0”, pur conservandovi quello a palmenti per la farina comune e per quella di granoturco. La parte tecnica viene affidata a Bruno, e quella commerciale, comprendente anche la vendita al dettaglio di alimenti per animali da cortile, è gestita dalla moglie Ponzanelli Bruna. Contemporaneamente viene aperto uno stabilimento di molitura a Carrara in zona Battilana lungo il torrente Parmignola, fortemente richiesto dalla popolazione locale, e capace di raccogliere la vasta clientela di detto Comune. I compiti di rappresentanza e di vendita esterna vengono assunti da Graziano, mentre quelli tecnico-produttivi vengono gestiti da sua moglie Neri Nella. Col mutare delle condizioni economiche di quel tempo, l'attività del complesso di Battilana in parte viene ridimensionato, ed i fratelli Tosini concentrano le loro energie a Palvotrisia, dove l'azienda subisce un significativo incremento. Tale situazione suggerisce loro l'edificazione di un edificio dirimpetto al molino, da destinare non solo ad abitazione, ma anche a magazzini annessi al Molino. Essi in un secondo tempo acquisteranno la funzione più ampia di consorzio agrario che nel 1987 verrà ceduto ad altri proprietari. Mentre Bruno si ritirerà in pensione, il fratello Graziano gestirà il molino fino al 1989, data di cessione ad altri imprenditori. Nel 1980 Graziano aveva ricevuto un ambìto riconoscimento per i suoi meriti lavorativi, consistente in un “Oscar” intitolato “La Spezia che lavora”, consegnatogli direttamente dal Ministro del lavoro di quel tempo; riconoscimento legato alla installazione del primo molino a cilindri in tutta la provincia. Prima di chiudere questo capitolo vogliamo esaminare in dettaglio le vicende personali che hanno accompagnato rispettivamente l'esistenza dei fratelli Bruno e Graziano Tosini. Bruno, dopo la licenza presso le scuole elementari di Ortonovo, frequenta la classe VI di Avenza. Nel 1933, richiamato al servizio di leva in Marina, affronta la selezione presso il “deposito” C.R.E.M. (Corpo Reale Equipaggi Marina) a Venezia, che lo destina sull'incrociatore “Gorizia” a Livorno, con mansioni di “cannoniere specializzato”. Dopo una lunga parentesi durante la quale ritorna alla vita civile lavorando presso l'azienda molitoria della famiglia, partecipa alla IIº guerra mondiale in marina, raggiungendo il grado di sergente, reimbarcato sul “Gorizia”. Si troverà al centro del raid notturno subìto dalla flotta italiana ad opera degli Inglesi la notte dell' 11 novembre del 1940, quando una squadriglia di aerei SWORDFISH decollati dalla portaerei ILLUSTRIOUS attacca con bombe e siluri le nostre navi ancorate nel Mare Grande di Taranto. Sarà poi chiamato a svolgere compiti assai rischiosi come quelli attinenti al dragaggio e alla disattivazione delle mine dislocate precedentemente dagli Inglesi nel tratto di mare fra l'isola del Tino e le coste di Livorno. L'8 settembre del '43 si trova a prestare servizio presso la polveriera del Senato di Ameglia e nel caos generale riesce a fuggire portando con sé altri 7 marinai, i quali tuttavia, raggiunta la vicina Sarzana, vengono catturati dai Tedeschi mentre Bruno si salva raggiungendo casa propria a Palvotrisia. Nel 1940 si era sposato con Bruna Ponzanelli dalla quale erano nati Marco e Maria Giuseppina attualmente titolare dell'attività commerciale “M.G. Sport” di Molicciara: sigla che inizialmente si riferiva alle iniziali dei contitolari fratelli Marco e Giuseppina, ma che oggi attiene ai figli Monica e Giampiero attuali gestori. Marco attualmente è anche impiegato presso l'attiguo supermercato CONAD dove è entrato fin dalla sua fondazione nel 1988. Ha una figlia, Paola, studentessa in psicologia presso l'ateneo di Firenze. Anche il fratello di Bruno, Graziano nato nel 1922, durante l'ultimo conflitto mondiale si è trovato al centro di drammatici avvenimenti che meritano di essere ricordati. A 18 anni entra nell'arma dei Carabinieri. Partecipa alla campagna di Grecia terminata la quale, col suo reparto, viene inviato, attraverso l'Albania, in Montenegro dove rimane per 24 mesi con funzioni di presidio. Nel settembre del 1943 riesce a ritornare a casa dopo aver affrontato pericoli e paure. Infatti raggiunge avventurosamente il porto di Cattaro riuscendo ad imbarcarsi sul piroscafo Italia e a sbarcare a Bari, città che in quel momento subisce un forte bombardamento aereo. Una tradotta lo porta a Bologna da cui riesce a raggiungere Parma dove si trova coinvolto in un altro bombardamento. Finalmente raggiunge la stazione di S. Stefano e, proseguendo a piedi, arriva a casa. Altri fatti avventurosi quanto pericolosi lo vedono protagonista dopo l'8 settembte durante il rifornimento del fronte tedesco sulla linea di Pietrasanta. Infatti il molino di Palvotrisia, funzionante nelle immediate vicinanze della Via Aurelia, percorsa incessantemente dai carriaggi tedeschi, viene spesso “visitato” dai militari con grave pericolo del giovane Graziano che peraltro mal sopporta la loro arroganza. La notte del 28 novembre del '44, a poche ore dall'inizio del famoso rastrellamento del giorno 29, riesce a dissuadere un gruppo di partigiani dall'azione di attacco contro un mezzo tedesco in transito verso la “Linea Gotica”, onde evitare rappresaglie che avrebbero fra l'altro distrutto l'impianto di molitura, indispensabile fonte di alimentazione per tutta la popolazione locale! Ma il drappello di partigiani al ritorno verso Molino del Piano subisce l'attacco dei nazi-fascisti che proprio in quel momento avevano dato inizio all'azione di rastrellamento, provocando i primi morti. Vogliamo ricordare infine un altro fatto che fa onore a Graziano e che si riferisce all'epoca partigiana. Egli con rapidità di azione sostenuta da un grande coraggio e da un forte senso di umanità, trovandosi di fronte ad un gruppo di civili fatti prigionieri ed in transito davanti al molino, riesce a sottrarne uno nascondendolo in casa propria fino al passaggio del fronte. Graziano vive con la moglie, contornato dall'affetto delle figlie Nicoletta e Rossana che gli hanno dato 3 nipoti, oggi adulti.


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