Famiglia TENDOLA


TENDOLA: La provenienza geografica di questa famiglia è molto incerta. A detta degli ultimi discendenti pare derivi da un capostipite del XIX secolo trasferitosi nella Lunigiana centrale del Fosdinovese, più precisamente a Tendola, paese che forse dà il nome a questo casato. Dagli archivi Parrocchiali, la prima annotazione è relativa a Tendola Simone da Tendola, sposato a Castelnuovo Magra il 4 novembre 1640. Un ramo molto rilevante nel territorio castelnovese è relativo alla famiglia di Pietro Tendola (Tomelòn) figlio di Antonio, nato nel 1855 a Castelnuovo Magra, allora provincia di Genova, come testimoniato da una licenza per il rinnovo di porto d'armi rilasciata al suddetto a La Spezia nel 1917. Tale licenza gli era indispensabile essendo guardiano dei beni Lazzoni distribuiti nel territorio di Molino del Piano. Pietro Tendola si sposa con Balleri Assunta e dal matrimonio nascono ben 14 figli; tutta la famiglia si sposta nella piana di Luni antica, dove non manca la richiesta di mano d'opera nella lavorazione dei campi. L'ultimo nato di questa numerosa prole è Luigi Rizieri che viene alla luce nell'anno 1899: egli, ancora giovanissimo, percorre le tragiche vicende della Iº Guerra Mondiale, assieme ad altri tre fratelli di cui due, Mario ed Eugenio, muoiono al fronte. Luigi, durante il servizio militare, consegue la patente di guida di autovetture, qualifica che gli servirà a guerra finita, e negli anni a venire, per le varie opportunità che il destino vorrà riservargli. Infatti dopo il matrimonio con Bacigalupi Amelia di Luni inizia l'attività lavorativa con la raccolta del latte presso i contadini di Castelnuovo e Vallecchia; che, trasportato con un camioncino di proprietà, viene convogliato in una piccola centrale situata a Colombiera nei locali adiacenti all'ex bar Rizieri, a quel tempo osteria. Luigi provvede personalmente alle operazioni di pastorizzazione mediante riscaldamento con fornelli a legna, utilizzando per le varie operazioni di igiene l'acqua attinta a forza di braccia dal locale pozzo artesiano realizzato da lui stesso. Provvede poi quotidianamente alla distribuzione del latte pastorizzato presso i centri di smistamento dislocati a Lerici, S. Terenzo e La Spezia: questa attività molto impegnativa viene condotta scrupolosamente per 13 anni, dal 1925 al 1938. Ma Luigi non si limita a tale lavoro già di per se abbastanza gravoso: infatti, avendo acquistata una vecchia “509 FIAT”, svolge anche l'attività di servizio pubblico (a quel tempo assai rara) che durerà fino al 1971. Autista dotato di grande competenza meccanica e di temperamento sereno, oltreché fortemente comunicativo, svolgerà tale funzione con perizia e prudenza, meritandosi la medaglia d'oro di merito da parte dell' A.C.I. di La Spezia. Nel periodo fra la fine degli anni ‘20 e la fine degli anni '30 ha quattro figli: una femmina, Anna e tre maschi: Almo, Italo e Giorgio dei quali racconteremo più avanti. Durante l'ultimo conflitto mondiale intraprende l'attività di frantoiano presso il frantoio Saccomani di Molino del Piano che, a seguito dell'incalzare degli eventi bellici, è costretto a chiudere temporaneamente. Luigi allora si trasferisce con la famiglia alla Cerreta di Colombiera dove riattiva il vecchio frantoio Baracchini; utilizza, come forza motrice delle macine, un asino bendato e legato ad una opportuna stanga: infatti il vecchio acquedotto, di cui ancor oggi rimangono evidenti resti in pietra, era inservibile perché in parte demolito. L'acqua necessaria per le operazioni di lavaggio e separazione delle parti oleose veniva prelevata con mezzi manuali dall'adiacente torrentello. Tale attività viene concessa, ed in certo senso incoraggiata, dal Comando tedesco insediato nella locale Villa Baracchini la quale funzionava anche come ospedale militare di pronto soccorso. A fronte di tale permesso, il nostro Luigi è obbligato a confezionare, per il Comandante della guarnigione, partite di olio di oliva che, sistemate in contenitori di fortuna - realizzati da un certo Moracchioli Enrico stagnino della via Aurelia, - vengono periodicamente inviate in Germania. Ma la villa subisce un bombardamento da parte degli Alleati, ed il Comando tedesco viene spostato più a monte, precisamente nella vecchia proprietà dei Tendola (dove oggi sorge l'Azienda “IL TORCHIO”) e da questi stessi abitata, costringendo tutta la famiglia a riparare in una zona meglio difesa dagli eventi bellici e in grado di fornire un lavoro e un reddito; infatti Luigi, con tutti i suoi cari, si sposta di nuovo nella frazione di Molino del Piano, in località Rubino, dove ha occasione di riattivare il preesistente molino ad acqua di “Zan”. Dopo la fine della guerra (col passaggio del fronte nell'aprile del '45), la famiglia Tendola riprende possesso della vecchia casa dove Luigi - forte delle esperienze precedentemente acquisite e animato da un rinnovato spirito imprenditoriale - costruisce ex novo un torchio, utilizzando in parte alcune attrezzature meccaniche, residuate delle vecchie miniere di lignite di Colombiera. Le lavorazioni di torchiatura e spremitura vengono condotte per buona parte con metodologie già moderne per quel tempo. L'acqua viene fornita da un vecchio acquedotto e da un pozzo di proprietà. Il lavoro non manca ed impegna l'intera famiglia: non fa difetto neppure la volontà, grazie ad un rinnovato vigore riscoperto dopo il recente conflitto; ma l'attività olearia è stagionale; per cui Luigi, forte delle passate esperienze d'autista per il trasporto pubblico e privato, riprende l'antica attività acquistando una “FIAT 1100” a 6 posti (!). Col quale automezzo svolge anche servizio sanitario per il comune di Castelnuovo Magra, trasportando sovente malati ai vari ospedali di zona e istituti psichiatrici. Nell'immediato dopoguerra le menti si rivolgono al ricordo del passato pur proiettandosi con rinnovata speranza nei sogni dell'avvenire, e così Luigi diventa anello importante per coniugare questi stati d'animo; non si contano infatti in questo periodo le gite a Redipuglia e il numero di matrimoni in cui Luigi è presente col suo prestigioso automezzo! Un vero salottino, tanto che la signora Ferrari di Castelnuovo Magra, madre di Bianca la poetessa, nella bella stagione, utilizza questo mezzo ad ogni scadenza settimanale, come luogo di appuntamento salottiero con le amiche in attesa presso il Caffè Costituzionale di Sarzana o a La Spezia in via Chiodo, per sorbire il tè delle 5.... Potenza del saper vivere! I figli di Luigi seguono per certi versi le orme paterne. Infatti Almo, nato nel 1929, lavora dapprima affiancando l'attività artigianale del padre fino al '52; poi, dopo una parentesi lavorativa di un anno e mezzo presso le miniere Marchini di Colombiera, trova impiego come autista nella società di trasporto pubblico “BRUN CAPRINI”, fino al 1984. Sposatosi nel 1956 con Anna Morachioli ha due figlie: Elisabetta e Francesca. Italo nasce nel 1932 collaborando fino alla maggiore età con la famiglia, per entrare poi anche lui nei servizi pubblici con la società S.A.R.S. di Reggio Emilia dove svolge servizio di autista nella zona di Lunigiana, fino al 1985. Sposato con Fiorella Bigagli ha due figlie: Michela ed Enrica. L'ultimogenito, Giorgio, (classe 1937) collabora fino alla fine degli anni '50 nell'azienda famigliare. Nel 1968 entra nella società petrolifera COVENGAS dove rimane fino al 1980 svolgendovi vari incarichi. Memore quanto mai affezionato delle antiche attività paterne, attorno al 1990 fonda l'Azienda agricola “IL TORCHIO”: nome che ricorda il passato lavoro famigliare. Con vivo intuito commerciale e grande capacità imprenditoriale dà sviluppo ad una produzione vinicola di qualità (in botti inox e barriques), applicando tecniche di fermentazione estremamente moderne. Le qualità Vermentino Bianco fanno bella mostra di sé nelle tavole dei migliori ristoranti italiani e d'oltralpe, portando lontano il buon nome dei Colli di Luni che hanno visto nascere solo recentemente la giovanissima Azienda “IL TORCHIO”; questa tuttavia ha raggiunto una maturità tale da farle meritare titoli di alto prestigio, confermati dai numerosissimi attestati, medaglie e riconoscimenti conferiti anche al di là dei confini nazionali. Giorgio, sposatosi nel 1959 con Nardi Vanna, ha una figlia Sabrina che col marito Mario dirige il ristorante di proprietà “IL CANTINONE” a Sarzana, e che recentemente ha fondato l'elegante complesso agrituristico “LA VALLE” a Castelnuovo Magra, nuova e promettente tappa di un percorso caratterizzato da notevoli capacità imprenditoriali. La famiglia Tendola (“Maneccia”) Questo ramo è imparentato in via diretta con i Tendola dei “Tomelon”, e, come quelli, discendente da Pietro Tendola della fine del 1800, sposato con una Balleri. Quel capostipite ebbe numerosi figli fra cui ricordiamo Onesto, padre di quell'”Umbè d'à vacca rossa” citato come barrocciaio presso il mulino Saccomani; Luigi, ampiamente descritto nella famiglia dei “Tomelon”; Silvio, soprannominato “Mazé” perché nato di maggio e padre di Renato (“Renà de la Carilde” e suocero di Neri contitolare della Edilceramica di Sarzana); e, fra altri ancora, Evaristo, padre di Mario della trattoria “Maneccia”. Nella foto in piedi da sinistra: Silvio insieme col gemello Angelo, ambedue accanto alle rispettive mogli alla loro destra; segue poi Isidoro con la moglie al suo fianco. Seduti da sinistra: Evaristo con la moglie Tognoni Pietrina, Pietro con vistosa cravatta nera, fra la giunonica moglie Balleri Assunta (la “Trona”) e il figlio Onesto con la sigaretta in bocca seduto davanti a lui. Dietro a Onesto il fratello Isidoro. Segue all'estrema destra il fratello Luigi con il cappello in mano (“Tomelon”). Seduto davanti al patriarca Pietro, il piccolo Umberto. Da rilevare la posa assunta da Pietro, che ne sottolinea il temperamento e l'autorità: tiene in mano un boccale di vino che gli viene riempito dal fiasco tenuto dalla moglie. I componenti di questa numerosa famiglia, per buona parte contadini, col tempo si differenziano nelle varie attività, disperdendosi nella campagna castelnovese. Evaristo, nato nel 1890, si sposta in via Bolignolo negli anni '20, nelle terre di un certo Luigi Cavatorta dapprima amministratore e poi proprietario di beni terrieri appartenenti ai signori Neri di Sarzana. Si era sposato nel 1910 con Tognoni Pietrina appartenente a quei Tognoni dislocati nella località pedemontana “Benetin” e dei quali abbiamo parlato a proposito di tale famiglia. Dal matrimonio nascono 8 figli dei quali, al momento in cui scriviamo, rimangono in vita solo Mario e le sorelle Aldemara e Leda. Mario nasce nel 1931 in via Bolignolo dove, nel 1953, prende in moglie Casella Adriana di Ortonovo. Dal 1958 al 1972 lavora come operaio ad Avenza presso la segheria Dell'Amico Ottavio. Poi, fino all'82, presso la segheria Luciani di via Aurelia a Castelnuovo. Raggiunta la pensione si ritira dal lavoro attivo, collaborando con la famiglia nella conduzione della trattoria “Maneccia”. Ha 3 figli: Riccardo, Marina e Angela. La trattoria è stata rilevata dal primitivo titolare, certo Garbusi Ricciardetto soprannominato “Maneccia” a causa di particolari attributi che, a certe donne maliziosamente interessate al suo stato di vecchio scapolo, dichiarava di possedere. La famiglia Tendola (tabacchino di Molicciara) Questo cognome piuttosto diffuso nel comprensorio castelnovese, ci obbliga a suddividerlo almeno in tre gruppi che si contraddistinguono per le caratteristiche emerse via via nelle generazioni successive. Accanto a quelle dei “Tomelon” e dei “Maneccia” descrittri in altra parte, esaminiamo ora quella che potremo chiamare del “tabacchino di Molicciara”, in relazione a quell'esercizio attivato circa 50 anni fa. Questo ramo dei Tendola prende inizio (secondo le testimonianze raccolte fra gli ultimi discendenti) da Eugenio Tendola, nato nel 1890 a Luni da una famiglia di contadini occupati in quelle terre. Richiamato militare nella prima guerra mondiale , muore al fronte nel 1917, lascia vedova la giovane moglie Amelia, con a carico tre figli: Araldo, Giuseppe e Andreina. Sarà la giovane madre che poi aprirà il tabacchino di Molicciara nel 1955 per concessione governativa in seguito alla vedovanza di guerra. Il piccolo Araldo nato nel 1913, conosce molto presto le fatiche del lavoro, dovendosi occupare con i fratelli e la mamma dell'attività agricola, a quel tempo unico sostentamento della famiglia. Più tardi i due fratelli maschi avranno destini diversi: infatti Giuseppe, il primogenito, viene assunto presso l'Arsenale Militare di La Spezia che lo trasferirà poi in Francia dove sposerà una cittadina d'oltralpe rimanendo poi all'estero per sempre. Araldo invece rimane a Castelnuovo lavorando in età più adulta come muratore, per passare poi alla Società Spezzina Terni dove viene occupato come saldatore. Nel 1938 all'età di 25 anni, si sposa con la diciannovenne Baruzzo Iva che precedentemente viveva con la propria famiglia nell'area dell'attuale aeroporto di Luni, possedendovi casa e terreni. Gli eventi della guerra in Spagna e le esigenze dell'aviazione militare italiana di occupare interamente quell'area per le manovre degli aerei da bombardamento “Caproni”, costringono la famiglia Baruzzo ad abbandonare repentinamente quella proprietà che costituiva l'unica fonte di reddito, e a trasferirsi a Palvotrisia, con gran dolore e notevoli difficoltà economiche. E' in questa frazione castelnovese che i giovani Araldo e Iva si conoscono e si sposano. Erano tempi di grandi ristrettezze economiche! Infatti il matrimonio vede il corteo di sole tre macchine, forse le uniche esistenti nel paese: quella di “Tomelon”, quella di Toffi (chi non ricorda questo nome?) e l'altra di “Tachin” (alias Ponzanelli Mario). Araldo, dopo la guerra, pur continuando per qualche tempo a lavorare presso la Terni di La Spezia, apre un emporio nelle immediate vicinanze della chiesa di Molicciara, vendendo anche materiale per l'edilizia (molte case di questa frazione verranno edificate con i prodotti di quel negozio). Nel 1955 l'attività commerciale si allarga verso i generi di Monopolio, grazie alla concessione governativa ottenuta dalla madre Amelia, come accennato sopra. Agli inizi degli anni '60 l'attività viene ridimensionata, con l’allargamento alla vendita di generi come giornali, sanitari, articoli da regalo ecc. Anche il negozio viene trasferito in un'area più centrale, a fianco del cinema Luni. Più tardi l'attività commerciale relativa ai Monopoli di Stato verrà ceduta ad altri. Dal matrimonio di Araldo Tendola con Baruzzo Iva nascono due figli: Gabriella e Paolo il quale attualmente svolge l'attività commerciale all'ingrosso di materiali metallici.

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