Famiglia SERGIAMPIETRI


SERGIAMPIETRO

SERGIAMPIETRI, SERGIAMPIETRO: cognome composto da l'unione di due nomi. Sergi, deriva dall'antico gentilizio latino “Sergius”, di origine forse etrusca, tratto da servare, "salvare, custodire, curare", e significa quindi "curatore, guardiano". Pietro, deriva dall'aramaico “kephas” che significa "pietra, roccia", tradotto in latino come Petrus. Il primo Sergiampietri registrato nei libri di battesimo della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Sergiampietro Benedetta di Battista, di Marciano, battezzata il 6 ottobre 1562. La famiglia Sergiampietri (dei “Lunardi”) Chi volesse osservare da una posizione privilegiata la bella campagna che da S. Stefano Magra si estende giù lungo il corso del Magra, fino a Marinella e ancora fino alle spiagge di Carrara, potrebbe scegliere una delle tante località che fanno corona a questo paesaggio e che anche le nostre colline castelnovesi offrono al visitatore: piazza Querciola del capoluogo, Vallecchia, “Cà della vacca” ed altri luoghi immersi nei verdi silenzi di castagni, olivi, vigneti e pini. Molti di questi luoghi, oggi mete di un turismo sempre più intenso, erano un tempo frequentati da cacciatori di selvaggina i quali, durante le lunghe battute, avevano modo di ristorarsi presso occasionali locali disseminati qua e là fra i boschi. Il ristorante un tempo trattoria “da Rizzieri” è da annoverarsi fra i più antichi, sorti per tale occasione, ma oggi è fra i più noti di questo genere ed è frequentato da una clientela alquanto varia. La famiglia che è proprietaria di questo locale dislocato in bella vista sulla sommità delle Colline del sole dalle parti di Marciano, fa capo a Sergiampietri Enrico (dei “Lunardi”), a mezzadria presso Orbagnano, dei Dujardin di Castelnuovo. Enrico si era sposato due volte: dalla prima moglie aveva avuto due figli, Armando e Livia i quali trasferitisi altrove hanno dato inizio a rami diversi; dal secondo matrimonio con Grassi Enrichetta (della famiglia dei “Tron”) ebbe 7 figli di cui tre maschi: Giuseppe, Dario e Rizieri. Giuseppe si trasferirà in località più prossima alla pianura, in zona “Curva della Carlotta” dove oggi vive un suo erede, Andrea. Dario perderà la vita nel disastroso scoppio di un pozzo della miniera a Colombiera nel 1945. Più avanti parleremo del terzo figlio Rizieri. Enrico Sergiampietri faceva, come il padre, il contadino integrando tale lavoro con quello di tagliatore di legname che personalmente trasportava presso la miniera di carbone nella piana castelnovese, per i vari usi nelle gallerie. Anche il figlio Rizieri nato nel 1918, pur accudendo ai vari impegni della campagna, lavorava come minatore nei pozzi di lignite dopo l'esperienza della vita militare che lo aveva portato, nel corso della seconda guerra mondiale, sul fronte greco-albanese nel corpo degli alpini. Il mestiere di minatore di profondità lo aveva esonerato da altri obblighi militari risparmiandogli la tragica Campagna di Russia in cui molti suoi commilitoni persero la vita. Nel giorno del tragico scoppio del grisù nel pozzo nº 1 avrebbe dovuto essere nel turno col fratello Dario; ma si salvò fortunosamente perché assente dal lavoro per temporanea malattia! Rizieri nel 1948 prende in moglie la giovane Bruschi Venezia di Ortonovo con la quale va ad abitare nel modesto edificio che, col tempo, ristrutturato ed ampliato, diventa quello che è oggi il “Ristorante Rizieri”. Nel 1953 inizia una attività commerciale di ristorazione chiamata in gergo “col frasco” consistente nella vendita di prodotti fatti in casa: pane, salumi di maiale e vino di produzione propria, atti a soddisfare i palati di numerosi cacciatori, a quel tempo unici frequentatori (in mancanza di strade di accesso) del locale. Solo nel 1958 viene presa regolare licenza di ristorazione e mescita di vino attraverso la Camera di Commercio, onde soddisfare una clientela fattasi più numerosa e varia, grazie alla costruzione della strada carrozzabile progettata dallo stesso Rizieri insieme con un nipote dei signori Ferrari e l'amico Ambrosini Silvano. Rizieri scompare nel 1980 lasciando un buon ricordo fra la numerosa clientela, ed un patrimonio di sincera onestà e laboriosità nei figli Alfredo e Simonetta. Quest'ultima, sposandosi con Musetti Stefano, si trasferirà a Luni mentre Alfredo - nato nel 1950 - prosegue tutt'oggi sulla strada apertagli dal padre, avendo percorso in età giovanile esperienze diverse. In età scolare si reca ogni mattina a piedi lungo i tortuosi sentieri che conducono nella sottostante frazione di Marciano, abituandosi alla solitudine del percorso che gli sarà ancor più gravosa quando, dovendo frequentare le scuole medie, dovrà raggiungere quotidianamente la scuola nella lontana Serravalle. Desiderava presentarsi in classe tutto vestito a puntino, con le scarpe perfettamente pulite: condizione che riusciva ad ottenere nascondendo sotto il ponticello del torrente Grillaia, poco distante dalla scuola, gli stivaletti infangati. Nessuno avrà mai il coraggio di sottrargli quel prezioso indumento! Più grandicello va a lavorare presso l'officina meccanica Palma e Bianchi di S. Lazzaro per un periodo di tre anni; ma l'allergia verso i vapori di carburanti lo costringono a rinunciare a tale occupazione. Ed allora è costretto a ritirarsi in famiglia dove ha occasione di aiutare il padre nelle varie faccende dei campi e qualche volta nei lavori di muratura. Peraltro quello stato di allergia gli procura l'esonero dal servizio militare di leva, consentendogli di sviluppare l'attività di ristorazione che potenzia a poco a poco fino a raggiungere i buoni livelli attuali. Nel 1976 si è sposato con Orlandi Brunetta avendo occasione in quel periodo di allargare la casa paterna. Dal matrimonio è nata Laura, neo dottoressa in economia e commercio.

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